Perché il cioccolato può
Che il cioccolato porti con sé la magia non è affermazione che nasce, ahimé, solo dalla nostra conoscenza, dai nostri esperimenti e dal nostro modo appassionato di amarlo, stimolarlo, donarlo.
Lo hanno compreso per primi i Maya, veri cultori della pianta del cacao, poi gli spagnoli, che grazie a Colombo e a Cortéz ne sono stati gli importatori europei, e a ruota l’Italia, la Francia, l’Inghilterra e il Piemonte, da subito con moto di riguardo…
Associato alla dea della fertilità, aromatizzato già in epoca atzeca, sottoforma di bevanda, con vaniglia, peperoncino e pepe, è stato goduto con valore mistico, religioso, sacrificale, come antidoto alla fatica e può vantarsi di essere stato non solo merce di lusso consumato prevalentemente dalle élite, ma addirittura moneta di scambio.
E che dire delle prime “botteghe del caffè” della Venezia del Settecento, buie ma dense di odore, certamente anche “botteghe del cioccolato” che facevano a gara per modificare la ricetta esistente inventando nuove versioni? Oppure della quantità di film, libri e feste a tema che nel tempo gli sono stati dedicati?
Cos’altro potremmo aggiungere, NOI, che del cioccolato subiamo il fascino esattamente come chiunque altro, che allunghiamo le dita durante un temperaggio e che mangiamo buoni terzi degli interi che per mestiere produciamo?
La strada più saggia e in linea con il suo leggendario e secolare intuire che ci siamo sentiti di intraprendere è quella della condivisione della sua alchimia che, quello sì, siamo fieri di possedere.
Da noi a voi passando per lui, veicolo di sapere, volere e potere.
L’aria delle nostre cucine si è fatta fitta, calda, avvolgente e differente, e una volta raggiunta quell’unica e precisa temperatura in grado di mescolare fantasia e stupore, abbiamo raggiunto lo scopo di questa serata di “Mescolando, s’impara”: l’estasi.
Felici e… fondenti.
Grazie a voi, e al cioccolato.
Prossimo appuntamento con le serate in cucina il 27 novembre 2013 per andare a cena con il pesce.
Info ed iscrizioni qui.